L’arte non è una scatola di pastelli colorati, dove tutte le matite sono belle ordinate, nuove e lucide, scartate ex novo dal cellophan che avvolgeva la bella confezione metallica.
L’arte non è una scatola che contiene nuance e sfumature ordinate per gradi e gamma, l’arte non si presenta così pulita e regolare, con i colori tutti della stessa altezza e con la scritta dorata sul dorso.
L’arte non è il colore, non è la forma, non è nemmeno il materiale che ne esce: l’arte è la scatola stessa che serve a contenere tutto ciò e da lì si parte.
L’arte quindi è la scatola? Sì, è il cassetto dei sogni riposti, è forse simile alla crosticina della crema catalana da rompere per assaporare il suo giallo e cremoso contenuto, è il momento in cui si squarcia la parte croccante da quella morbida e si crea l’attesa e si dà libero sfogo al piacere.
L’arte è la pagina bianca dell’alunno che si appresta a scrivere un tema, ma è anche l’inizio di un film al cinema, è la passeggiata tra i boschi con l’umido che scende in gola e il profumo di resina che invade le narici è, in una sola parola, l’inizio di un’opera.
Ecco cos’è l’arte allora, è l’emozione prima di tutto, è il pensiero che si vuole manifestare attraverso i colori che si fanno forma, ma i colori stessi non sono che il mezzo per l’arte, non l’arte in sé.
A che serve quindi avere una scatola di quaranta colori se non si sanno usare? Quei colori sono il veicolo per l’idea, non l’idea stessa!
E l’idea spesso si incrina. Capita sovente nel quotidiano vivere di aspettare sempre che sia qualcun altro a fare il nostro lavoro ed accusare poi di poca credibilità la professionalità di chi si coinvolge poi nella sfera lavorativa.
Il successo che arriva? Tutto mio e meritato, non devo niente a nessuno.
Il successo che non arriva? È colpa di chi mi ha seguito e non mi ha dato le direttive corrette per emergere.
Il successo invece costa sacrificio e impegno, è necessario investire in primis con se stessi, “ci vogliono i soldi”, si sente spesso obiettare.
Certo, il denaro può essere un buon veicolo per pagarsi visibilità e non solo, ma se uno nasce mediocre, vive da mediocre, alla fine muore da mediocre, è un’implacabile legge dal quale non si sfugge.
Un esempio? Nel 2016 è uscito il film “Florence” diretto da Stephen Frears e interpretato da Meryl Streep e Hugh Grant, il film racconta la storia vera della cantante d’opera Florence Foster Jenkins, diventata nota per le sue scarse abilità canore, un vero disastro musicale, tutto questo nonostante i teatri pieni e le incisioni discografiche con la complicità e la sovvenzione dell’innamorato marito, quindi anche i soldi non danno la felicità garantita per un immediato e duraturo buon risultato.
Prendersi i meriti o accusare gli altri dell’immane o scarso risultato è comodo e semplice, l’autoanalisi serve, ma spesso finisce per produrre effetti e danni irreparabili.
Bisogna imparare a capire e a rispondere sempre alla stessa domanda, sia che il successo sia garantito o negato: ma io, merito tutto ciò?
Lo stimolo per arrivare e continuare è un’impennata continua, un’adrenalinica presa di posizione che scaraventa anima e corpo nel peggiore dei modi, mai sentirsi arrivati, mai fermarsi e adagiarsi, sempre continuare a ricercare, a trovare nuove soluzioni, a capire oltre la montagna quale altro sentiero ci sarà, quali altre strade, quali ostacoli e pericoli e quali gioie e distesi paesaggi da affrontare e vedere.
La conoscenza è la prova che non ci si può dire arrivati e mettere poi la parola “fine” ad un percorso se non per cominciarne un altro, ci saranno sempre nuove conquiste e nuovi fallimenti, ancora una volta la nostra scatola di colori sarà riempita di pastelli nuovi, alcuni si perderanno o finiranno, magari anche la stessa scatola si ammaccherà un pochino, ma che importa se serve ancora a contenere sogni e segni da costruire?
L’arte non è una scatola di pastelli colorati, l’arte è anche la scatola, ma lo è pure la serie di matite confuse che si imparerà ad usare, è la preferenza di un colore piuttosto che un altro, è scartare od usarne diversi, è l’impegno e il saper fare arte senza rincorrere sempre e ossessivamente coefficienti, visibilità, like, consensi.
Scriveva Michael Ende nel suo racconto “Dagli appunti di Max Muto, il viandante del sogno” tratto dal libro “La prigione della libertà“:
“Dietro l’orizzonte scorgo sempre nuovi orizzonti. Abbandoniamo un mondo del sogno per ritrovarci in un altro. E mentre andiamo attraverso la frontiera, già si va preparando la successiva, e così via, fino a pervenire alle coste dell’alba. La mia strada mi si dipana davanti. Io, Max Muto, non invidio nessuno che abbia raggiunto il proprio obiettivo. Viaggio volentieri.”
Già, viaggio volentieri, magari con la mia scatola di pastelli, piena o vuota a questo punto poco importa, ciò che vale è viaggiare, viaggiare volentieri.
One comment
Scatola di colori piena o vuota… credo che vuota-vuota non lo sarà mai, perché il viaggio ti costringe sì a lasciare qualche colore, ma in qualche maniera ti permette amche di acquistarne altri. Mi piace pensare allora a una scatola condivisa. Il bello del viaggio, e credo sia così anche dell’arte, è che non resterai mai a secco. Avremo l’impressione di essere senza idee, senza carburante, ma incrociare le vite e le arti degli altri porta sempre freschezza e ristoro!
Buona arte e buon viaggio a tutti, con l’augurio di poterci incontrare!