Perché ci piace l’arte? Perché ogni giorno si cerca di circondare lo sguardo con cose piacevoli e che suscitino piacere ed emozione? Perché il fascino di forme e colori è così importante nella nostra vita?
Da quando l’uomo è nato, esistono il gusto e il piacere per il bello soggettivo ed oggettivo: ciò che piace è il risultato di un insieme di formulazioni dettate dalla società, dalla cultura, dal momento storico.
Non tutto passa attraverso il piacere della visione, molto spesso le formulazioni proposte non sono per niente semplici da comprendere così come tutto quello che è presentato al pubblico può essere poi definito arte. Il mondo contemporaneo ha coniato i termini di trash e kitsch per identificare come le cose meno piacevoli alla vista diventano spesso un formulario di vera e ridicola bruttezza tanto da diventare belle agli occhi di chi le guarda.
Nell’immaginario collettivo presente la produzione di oggetti più o meno necessari, o meglio, dati da una qualsiasi formula di utilità sommata ad una bellezza estetica discutibile vengono definiti “cinesate“, perché prodotte a basso costo, spesso con materiali scadenti, al limite del kitsch dai mercati orientali.
Ci si imbatte nei negozi o molto spesso nel mercato online in improbabili decorazioni per la casa difficili da definire se sono sculture o pitture: quadri dai colori flou e con movimenti meccanici, ritratti di santi e vip del momento, sculture di plastica dai soggetti indecifrabili, operazioni tra il serio e il faceto brutte come immagini e brutte, se si vuol pensarlo così, come scherzi o giocattoli.
Opere spazzatura che occupano il tempo della risata o delle domande del perché siano state prodotte e quale sia il loro senso, lucine e plastica, colori sintetici e materiali spesso tossici fanno da corollario al tutto.
Cinesate, trash e kitsch sono il prodotto della società moderna, risultato di un consumismo dilagante e spesso inutile, si è oltre all’espressione rituale della Pop Art, tutto questo è l’effetto di un’epoca che è carente di cultura e gusto dove si trattano i capolavori come soprammobili e le bomboniere in silver plated o ceramica del matrimonio del cugino di secondo grado come reliquie preziose: manca spesso la distinzione tra bello e brutto!
Artisti contemporanei come Jeff Koons, Takashi Murakami, Corrado Bonami, Damien Hirst, Maurizio Cattelan, Luigi Ontani, artisti tra i tanti che si possono definire eredi del Concettualismo di Marcel Duchamp e dei Nouveaux Rèalistes con opere che spesso hanno fatto discutere sia per gusto etico che estetico.
Le loro opere “copiano” ciò che possiamo considerare come critica al mondo odierno che, sobbarcato di immagini e ubriaco di creatività e idee, spesso implode in una corsa continua senza mai arrivare ad un traguardo.
Dilagano le immagini in maniera globale e immediata tra video e social network, tutto e subito a portata di click o touch screen, è logico quindi pensare che la diffusione e la creazione di un’idea si trovi spesso ad essere usata, modificata e riformulata in altre immagini e creazioni.
La diffusione delle tematiche e delle idee ha bisogno di un bene prezioso che ormai sempre considerato superfluo: il tempo. Si brucia tutto e subito senza avere l’aspettativa di una attesa e della pazienza di inglobare i pensieri per poi farli propri ed esplicarli.
Nel 1527 il Sacco di Roma portò alla diaspora degli artisti in tutta Italia e con essi il loro linguaggio che fu così diffuso e recepito nelle scuole artistiche locali riuscendo a comprendere e formulare temi, forme e colori che dilagarono a macchia d’olio fondendosi spesso con i linguaggi nativi, per far questo però fu necessario il passaggio di anni e di sedimentazioni temporali.
Il tempo, importante e sconosciuto valore nel mondo contemporaneo, dove istantaneità e tempestività sono diventati gli unici fattori che contano a discapito della pazienza e della calma e, soprattutto, dell’attesa.
Non importa che si tratti di un’opera d’arte, una canzone, una frase, un pensiero, tutto è preso e gettato nel calderone mediatico dell’immediatezza che, a ben vedere, ha i suoi lati positivi, ma a volte si è bisognosi di frenare gli entusiasmi e fermare questo momento perché non si può sempre procedere di corsa, bisogna anche sostare e respirare, poi? Poi si riparte, forse più forti e decisi di prima, magari senza produrre opere e pensieri poco utili, quindi pronti al via senza trash, senza kitsch, senza cinesate.