Ai ragazzi di Comdata.
“Mi sono reso conto che è la paura la peggiore delle disgrazie;
è la paura il vero nemico, perciò alzati e va ad affrontare la vita reale
e se il mondo è un bastardo allora colpiscilo con tutta la forza che hai”
(Breaking Bad – Walter White)
Che futuro si prospetta per i figli dell’Uomo nati tra gli anni Settanta e Ottanta? Chi sono quei giovani uomini e donne che si affacciano ogni giorno al mondo? Cosa avranno mai da dire a coloro che sono nati con i social network, con gli smartphone, con l’idea delle frontiere abbattute e della moneta unica, con le scoperte medico-scientifiche che debellano malattie fino a poco tempo fa incurabili, con la tecnologia dilagante, con le diete vegane, le serie tv in streaming e i reality show? Tutto oggi si è fatto più fluido e semplice, come schiacciare un tasto sul pc: tutto si trova con un click, con una digitalizzazione, dalla ricerca scolastica al cibo che arriva direttamente a casa, dalle mappe digitali all’amore, dove intere folle si amano e incontrano nelle chat, poi si lasciano via whatsapp e si consolano con una marea di selfie filtrati.
Che ne sanno i 2000? Che cosa ne sanno coloro nati nel boom della globalizzazione? I loro sogni da grandi saranno peggiori o migliori di quelli della generazione precedente? Posso parlare della mia generazione, la generazione X, la generazione mille euro ed io, nato nel 1973, posso dire com’è la mia vita ora, tirando finora le somme e guardando indietro alle nuove anime che piano piano stanno crescendo e dico loro: “sognate e non abbiate paura! Mai…”
Sognare? Sembra che non ci sia più posto per la parola “sogni”, irrimediabilmente fatta fuori dopo aver percorso sacrifici di orgogliosi genitori per vedere la prole diventare grande, studiare, affacciarsi al mondo pieni di speranze e di realtà da realizzare e poi (ma solo in maniera momentanea e?) arrivare al punto di andarsene dal Belpaese o rimanere ed accettare un lavoro sottopagato e umiliante sotto il profilo psicologico in attesa di un nuovo passo da compiere, di nuove prospettive.
Invece no. Ci si ritrova a dire “di meglio non c’è'”, “prima o poi le cose cambiano vedrai”, “il riscatto ci sarà!“, e intanto le ore massacranti di commessi senza più tempo che non distinguono la festività e il Natale dal giorno infrasettimanale continua, come continuano con un paio di cuffie in testa e un sorriso stampato in faccia le ore passate al telefono diventate il marchio di un qualsivoglia call center popolato da questa nuova classe operaia, sfruttata, umiliata e sottopagata.
Questo fino a quando? Fino a che o non ci si esaurisce completamente oppure finché nuove leve non occuperanno il tuo posto e tu, giovane uomo o donna ti ritrovi discriminato e fuori dal mercato alla “tenera età” oscillante tra i quaranta e cinquant’anni.
Troppo vecchio per trovar lavoro, troppo giovane per smettere, un “giovane di belle speranze” diventa un deprecabile inutile stronzo e poi? Poi si spengono gli sguardi, ci si demotiva, ci si deprime e la paura del dopo, del domani avanza come i primi capelli bianchi e le rughe che fanno la loro comparsa sul viso, cavolo, sto invecchiando, ma quando è successo? Eppure succede.
Da chi è composta questa generazione? Chi siamo?
Siamo i figli di una Terra di Mezzo, arrivati al punto che non si può tornare indietro, ma non si può andare avanti ancora solo con le speranze disilluse e le spade di Damocle sulla testa di minacce paventate di chi un futuro lo vorrebbe e non può realizzarlo.
Figli di un boom economico, dei primi videogiochi, dei primi telefoni cellulari, dei cartoni giapponesi in tv, delle Barbie standardizzate, del Dolce Forno per copiare i “grandi”, delle Micro Machines, di una tv fatta di soli tre canali nazionali, della storia della rivoluzione francese imparata con Lady Oscar, dei super robot spaziali che, insieme alle adolescenti dai poteri magici, riuscivano a salvare il mondo.
E il nostro mondo chi lo salva? Noi attendiamo. Attendiamo ancora fiduciosi Mazinga Z o Capitan Harlock che arrivi in compagnia di Creamy o di Sailor Moon a spazzare il male che c’è.
Già, un male c’è, un mal vivere e un male di vivere dove anche i supereroi di un tempo sono in crisi, non sanno chi sono, i loro poteri sono un peso, e non sanno se salvare se stessi o il mondo che chiede sempre di più, anche Superman, Batman, Spider Man sono figli di una Terra di Mezzo.
Sembra che tutto sia superfluo ormai, anche voler creare una famiglia, avere dei sogni da realizzare, arte da fare e da esprimere e più che figli di una Terra di Mezzo queste generazioni sono i Figli di una Terra del Mazzo, perché ci si fa il culo e ci si spacca in quattro per orgoglio e fatica.
Platone decantava quanto importante fosse la cura dei figli della Patria, un posto giusto alle persone giuste, anche ai sognatori, anche a coloro che vogliono vivere d’arte o semplicemente vogliono vivere.
Ai sognatori, ai musicisti, ai poeti e agli artisti nei campi di concentramento nella Seconda Guerra Mondiale era riservato un posto diverso, spesso erano eliminati per primi perché il bisogno di forti braccia era più che mai impellente.
Oggi? I nuovi forni crematori sono stati sostituiti dai responsabili aziendali, delegati senza cuore che fanno quadrare bilanci del fatturato a scapito di teste e famiglie, sono i contratti che riducono alla fame e all’umiliazione anche quei genitori che vedono i figli patire e lottare e si chiedono a cosa sono serviti i loro sacrifici e sforzi per vedere crollare miseramente un futuro che non c’è, un futuro in cui si paventa già la paura di una pensione che non ci sarà mai, di una vecchiaia che avanzerà.
Riassumendo in una frase il sentire di ognuno non si può che essere d’accordo con quanto enunciato: “Pandora ha fatto un gran casino, ma Elpis, la Speranza, è ancora là” (Eleonora Manca).
Le fiamme del forno sono ben attizzate, scoppiettano felici, ma si possono spegnere, allontanare gli strumenti e le persone che tolgono la vita, le speranze e l’unica cosa da fare è resistere, combattere contro un sistema sbagliato, senza cuore, senza politica, senza ideali, senza meritocrazia, ma soprattutto dobbiamo combattere noi, noi i veri supereroi di ogni giorno, noi, senza paura!
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