Pubblicato il 27 gennaio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it
L’arte contemporanea spesso si trova al centro di polemiche e discussioni, vuoi per le tematiche, vuoi per l’uso di tecniche ed espedienti, vuoi per vere e proprie bufale perpetrate contro il pubblico, contro la benpensante società in un contesto che si fa partecipe di logica, soldi e visibilità.
L’arte non sempre esprime emozioni o pensieri, segue logiche commerciali e di mercato, l’arte rincorre artisti che arrivano e poi spariscono dimenticati a favore di altri personaggi creati ad hoc perché più redditizi e portati in pompa magna verso l’Olimpo della notorietà, ma che rimarrà di loro? Della loro arte? Delle loro opere? Forse assolutamente nulla…
Rivedere il passato che non ha lasciato traccia nel presente è come sfogliare una vecchia rivista di moda ritrovata in qualche angolo di un cassetto, piena di modelli e di personaggi spariti dalla ribalta con tagli di capelli ridicoli e sorpassati e di cui non è rimasta che la parvenza di una pallida interpretazione di se stessi.
Il tempo sarà l’unico responsabile che condurrà la visione di ciò che è ora contemporaneo verso uno storicizzato passato poi, difficile proiettare il futuro e capire cosa si nasconde dietro l’angolo, o l’oblio o la gloria.
Di sicuro correre dietro alla facile notorietà, al tutto e subito, a bruciare le tappe della pazienza e del sacrificio non conduce lontano dal proprio vitale metro quadro di sopravvivenza, lo studio, la perseveranza e il confronto rimangono le basi di un buon approccio per fregiarsi del titolo di artisti.
Una galleria affermata, un critico famoso, possono curare una mostra e dare il via alle speranze di un artista, ma non sono le uniche garanzie di scelta per il successo.
Ascoltare e ascoltarsi è il primo passo da compiere, supponenza e incapacità di scegliere un percorso corretto non fanno altro che transitare un piede dopo l’altro verso una fossa fatta di poco entusiasmo, zero curiosità, stimoli di pseudo grandezza.
Trovare artisti che si credono già arrivati e che pensano di avere già capito e imparato tutto disprezzando il lavoro degli altri sono deprecabili agli occhi di qualsiasi buon intenditore d’arte.
Ogni persona ha un proprio percorso, un viaggio che intraprende e che lo porta a stimoli o realtà diverse da quelle che personalmente si affrontano, ma non per questo meno degno di rispetto e interesse.
Il piacere e la bellezza rimangono temi soggettivi, ma non di meno l’oggettività del giudizio deve essere presa sottogamba!
Tutti hanno un caro amico a cui si vuol bene, simpatico che anima la serata, ma di cui non ci si fiderebbe a lasciare un solo minuto il cane al guinzaglio con il rischio che combini qualche guaio, ecco, così vale pure l’esempio per gli artisti: l’artista citato può essere una bravissima persona, volenterosa e affabile, ma col rischio che se lasciato esporre combini davvero qualche pasticcio sia per lui, sia per chi si occupa di arte.
Alberto Burri ha lacerato e cucito sacchi di iuta, ha bruciato plastiche, ha contribuito a creare l’Informale materico e a dare così la sua cifra stilistica, ma non sono la stessa cosa quando si trovano suoi cloni in giro che incollano pezzi di Lego o lasciano gocciolare senza un perché liquami vari sulla tela definendola poi “arte”.
Se tutti fanno tutto e sanno far di tutto a che serve allora definire l’arte? Come si fa dire che QUELLO è un artista e quell’altro no? È solo assaggiando, assaporando, confrontando e affinando i sensi che si arriva ad apprezzare un sapore non solo criticandolo dall’esterno o convinti che il proprio operato sia il migliore, ma solo ammettendo che qualcuno fa meglio del previsto e meglio di altri, meglio anche di sé.
La critica serve proprio a discernere e a guidare la visione verso sentieri che guidano lo spettatore e lo stesso artista in corrette visioni, senza mai edulcorare o forzare ciò che si vede, le mode passano, gli artisti su cui si è puntato per convenienza o simpatia poi finiscono dimenticati e la sensazione di aver contribuito a mancare e a puntare sul “cavallo sbagliato” lascia sempre un po’ di delusione e amarezza.
Come si fa a pensare e dire che un artista vale e uno no? Quale peso sul mercato, sulla storia o sul pubblico può avere un artista oggi e di conseguenza poi domani?
I fattori sono diversi e sono legati ai cambiamenti epocali e sociali, nessuno può prevedere la storia perché la si costruisce ogni giorno e la critica va di pari passo.
Il tempo dà il meglio di sé, col trascorrere dei momenti che si susseguono, l’artista dà il meglio di sé seguendo percorsi e momenti, l’arte rimane l’unica testimone di tali cambiamenti, fissa le visioni attraverso le immagini e mostra ciò che l’uomo ha creato, ciò che è il risultato finale dettato al meglio, al meglio di sé…