Pubblicato il 29 novembre 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it

“Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessun altro”
(Mark Twain)

Si tende, giustamente, a mostrare sempre il lato migliore di se stessi, sempre la medesima faccia della medaglia con impresso il disegno più bello, sempre la realtà più conveniente e migliore.
Lo specchio e la trama di presentazione di sé si ritrovano quando si cerca di apparire con gli aspetti più convincenti e prodotti migliori da presentare al pubblico, senza mai scordare anche l’altra faccia che non si vede, le altre realtà che si tengono nascoste, per paura o convenzione o semplicemente per debolezza e per non essere attaccati.
Un creativo quando presenta il suo lavoro lo confeziona e dà al pubblico nell’aspetto che ritiene essere il più congeniale al momento della presentazione: preparato, pulito, studiato e ricercato, si presenta così poi a chi lo amerà e a chi lo denigrerà perché, per quanto impegno venga profuso, accontentare tutti è un’impresa impossibile.
Ma il lavoro che è portato agli occhi di chi guarda è senza dubbio solo una piccola parte di quello che viene visto, l’artista nasconde spesso l’altra faccia della medaglia, quella che ha costruito nel corso del tempo ed è fatto di ricerca, di studio e di pazienza, di ripensamenti, di dubbi e di slanci emotivi conditi di fiducia così come di incertezze.
Un po’ succede anche alla Luna, nasconde una parte di sé e mostra sempre lo stesso lato, il simbolo romantico per eccellenza, la Luna, amata dagli artisti e dai poeti, deprecata e nascosta dai rivoluzionari a favore del progresso e del nuovo che avanza.

Giacomo Balla - Lampada ad arco (1909-1911)
Giacomo Balla – Lampada ad arco (1909-1911)

Giacomo Balla nel 1909-1911 realizzò l’opera, un olio su tela, intitolato “Lampada ad arco“, focalizzando un cambiamento storico in atto e una particolare visione sia per la tecnica che per il soggetto, un quadro che è diventato il simbolo di un periodo e di un cambiamento epocale.
È la rappresentazione di un lampione elettrico che illumina la notte con i suoi fiotti di luce, sopraffacendo persino lo spicchio di Luna: l’innovazione e la poesia del nuovo che avanza decantato dai Futuristi, copre il timido bagliore naturale della Luna cui generazioni di creativi si sono rivolti, cercando in lei la speranza e la fiducia.
Il satellite lunare però ha continuato a mostrare sempre la stessa faccia, costantemente, senza bisogno di svelarsi, rimanendo fedele a se stessa, nonostante le congetture del tempo, le fantasie dell’Orlando Furioso che cerca il sennò sulla Luna, le supposizioni di basi alieni sull”altro lato nascosto, le teorie e i mutamenti naturali, tutto quello che non è svelato si colora di mistero e di fascino.
Sarà per questo che la Luna è ancora oggi così studiata, amata e sempre poi ogni creativo a lei si rivolge, in fondo il periodo del Romanticismo non è morto, si alterna e affievolisce nel tempo e la Luna, come la creatività, rimane sempre visibile.
Che cosa nasconde la facciata che non si vede? Quel retro della medaglia che nessuno percepisce o pochi notano? In realtà quello che non si nota serve tanto quanto il lato bello della stessa, un artista quando realizza le sue opere ci abitua a vedere e godere solo del prodotto finito: una tela, una scultura, una performance, un video, uno scritto, sono solo la conclusione di un lungo lavoro fatto di prove, schizzi, disegni, segni, ore di ricerca e di studio, di letture e confronti, di mostre visitate, di studi d’artista che profumano di lavoro diverso dal tuo, di pensieri e di sogni, a volte andati a male, altri che sanno di buono.
Quello che non si vede non significa che non si avverte, così vale per tutta quell’arte emozionale che fa pensare, si fa critica e fa salire in testa una sensazione, come è possibile dire allora che solo quello che si vede come prodotto culminante sia l’unico che vale?

Lucio Fontana - Concetto spaziale (1951)
Lucio Fontana – Concetto spaziale (1951)

Un taglio di Lucio Fontana è forse un gesto prodotto in pochi secondi, ma in realtà nasconde molto più che un gesto, un concetto forse, si, un “Concetto spaziale” come da titolo dato a molti suoi capolavori, un’idea in cui ancora una volta torna la Luna, sospesa, nel tempo e nello spazio a guardare gli uomini che ogni giorno si affannano alla ricerca di una propria verità, di un proprio posto nel mondo, di una propria idea.
Il giudizio che si fa davanti ad un’opera d’arte arriva di solito d’istinto, senza magari conoscere cosa ha portato l’artista a creare e concepire quello che propone, senza conoscerne la storia, il percorso e la fatica conquistata ha la stessa valenza di una pretesa invalicabile, come quella di condurre in un porto di fiume una nave da crociera: gli spazi non bastano e la presunzione di far entrare le cose in superfici non adatte e ristrette porta solo al disastro.
Prima di avventarsi e scagliarsi sulla bruttura o meno dettata dalla soggettività dell’esperienza è sempre bene capire cosa c’è dietro quella faccia nascosta, poi, il giudizio vien da sé confermando o meno le impressioni date.
Tanto, anche la Luna rimane lì e imperterrita mostra la sua faccia solcata da silenzi e spazi, da crateri e spianate distese, non cambia, ma guarda.

Foto della Luna di Nicola Schiavon