Pubblicato il 21 ottobre 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it
Utilizzare i materiali, i supporti, sapere usare le tecniche più varie e assemblare forme e colori non fa di una persona dotata di ingegno e creatività un artista.
Chi è un artista? Uno che è capace di emozionare e si avvale di capacità tecniche? Non solo.
Non basta conoscere e applicare la materia per “saper far arte”, per produrre idee e “colpi di genio”, per definire un lavoro artistico si ricerca qualcosa che non è solo così vicino al sentire comune, ma che arriva ad avere un riconoscimento quasi univoco e universale che si definisce “opera d’arte”.
Spesso gli artisti inscenano i disagi e il sentire del mondo in cui vivono, dove la visione si fa a tratti ironica, amara, di denuncia sociale o politica, di mimesi e raffronto alla realtà, lasciandosi alle spalle il passato o proiettando scenari futuri.
L’universo delle scelte che si mettono davanti sono diversificate tanto quanto lo sono gli uomini e gli artisti a cui si dà voce.
Astratto, concettuale, figurativo, pittura, scultura, video, performance, tante sono le produzioni e le forme d’arte e molteplici i risultati.
I buoni mestieranti e conoscitori della materia superano di larghe spanne coloro che operano nello stesso settore e che si fanno chiamare “artisti”, un imbianchino è sicuramente meglio di uno street artist, un imballatore supera di gran lunga Christo, solo per fare qualche esempio…
Quindi, la capacità tecnica non è tutto! Non serve solo sapere usare i materiali e riprodurre la realtà, è necessario usare uno stile, una cifra pertinente che renda riconoscibile il proprio lavoro, puntare quindi non solo all’abilità ma anche a lasciare una traccia del proprio operato che contraddistingua chi sia un artista e chi un bravo mestierante.
Indubbio che un imballatore sia migliore di Christo, più attento e più consapevole nel creare un involucro sicuro per l’oggetto da impacchettare, ma non fa di lui un artista, ma un semplice professionista di carta e scotch.
Come tra gli esperti di settore, così anche tra gli artisti c’è chi risulta essere più bravo e preparato di altri, più consapevole delle sue capacità tecniche e, a volte, dei suoi limiti.
Forse in questo modo si intuisce che un imbianchino è solo un artista che non è riuscito a fare il salto di qualità verso un altro mondo e lo si appella in altro modo? No! Sono percorsi diversi e scelte differenti dove non conta la capacità esecutiva e tecnica per far si che ci si ricorra al nome di “artista”.
La storia dell’arte contemporanea è piena di artisti che non sono stati eccellenti interpreti e, magari, senza formazione adeguata, ma che si sono trovati a parlare e fare arte spinti da altre esigenze e realtà: Vincent Van Gogh, Henri Rousseau, Antonio Ligabue, Marcel Duchamp, Joseph Beuys, Jean-Michel Basquiat, Max Ernst… artisti che non hanno seguito percorsi “regolari” per far parte del mondo artistico, ma che a lungo andare sono diventati poi personaggi famosi e hanno influenzato la storia dell’arte successiva.
Pablo Picasso diceva: “ogni bambino è un’artista. Il problema è poi come rimanere artisti quando si cresce”, forse la ragione sta proprio in questa frase, lasciare alle spalle la paura di sbagliare, di confrontarsi continuamente e di non essere un bravo conoscitore della materia che, per inciso, aiuta molto, ma che fa perdere l’istintiva primordialità delle cose.
Conoscere quello che ci circonda, saper usare colori e tecniche è utile in opposte direzioni: andare contro la logica accademica da un lato e dall’altro seguire solo l’istinto, come un bambino.
Sapere è bene, dimenticar di sapere è arduo.
Meglio un imbianchino oggi o un street domani? Tecnica e abilità non vanno (sempre) di pari passo con creatività, inventiva e fantasia.
Il giudizio che si porta quindi davanti ad una attività compiuta da un professionista del settore è stimato non solo in base a come si esegue il lavoro, dalla competenza e preparazione, dall’uso di regole e norme, ma da un insieme di tutto e niente di quanto descritto.
Ad esempio, una macchia sul pavimento è il segno che si forma in base a ciò che l’ha prodotta, incidentale o voluta la macchia c’è: il professionista indaga su cosa l’ha generata, la riproduce per studiarla e forse la toglie, l’artista invece la vede, ne immagina la storia e spesso di quella macchia ne è l’artefice.
In fondo l’arte è tutta un segno, un gioco di forme, di colori e di macchie prodotte da un uomo che ha cercato di ritornare e rimanere bambino.