Pubblicato il 14 ottobre 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it
“Vuoi più bene alla mamma o al papà?”, è la classica domanda che ci si sente rivolgere quando si è bambini, specie quando la zia di turno ci interroga sventolando davanti un sacchetto di caramelle e che, consapevolmente e indipendentemente dalla risposta che si darà, diventerà nostra proprietà.
Il rischio? Rispondere in maniera errata con il pericolo di provocare danni emotivi nei rispetti genitori, solo allora si intuisce cosa sia la diplomazia e si esce con un bel “A tutti e due!”, per evitare di provocare un dolore materno (o paterno) che metta in discussione il buon operato del sistema genitoriale.
Sono scelte che non si possono condurre e fare, si predilige sempre quello che più ci aggrada e si avvicina alle corde emotive del momento, vogliamo più bene una volta alla mamma, una volta al papà, spesso a tutti e due!
Essere predisposti verso qualcosa che dia costante scelta tra l’una e l’altra occasione da preferire si pone come dibattito senza fine, quante volte si è messi nelle condizioni che creano un bivio nelle cose? Meglio il bianco o il nero? È da preferire la luce o l’ombra? Più piacevole il giorno o la notte? Meglio l’astratto o il figurativo?
Astratto o figurativo… una diatriba che continua in maniera ininterrotta da quando esiste l’arte, senza vincitori né vinti, una predilezione che è difficile da accostare e da protrarre se non ci si trova davanti ad una diramazione di sorta e si arriva a decretare la preferenza all’uno o all’altro stile.
Ami più l’astratto o il figurativo? Senti più vicino il mondo reale o quello disincantato fatto da forme e colori?
Gusti, propensioni e antichi amori, mai sopiti, che portano lo sguardo lontano alla ricerca dell’unica “colpevole” di questo dubbio, l’arte.
Non è possibile immaginare un mondo fatto solo di arte astratta o di arte figurativa, un segno corrisponde ad un’emozione, una forma ad un realistico aspetto tratto direttamente dalla natura, ma allora il giusto sta nel mezzo? L’arte deve essere onestamente iconica e sanamente immaginaria?
Quale scelta pesa di più davanti ad una natura morta del Seicento di Fede Galizia e un’opera di Mark Rothko? La perfezione di mimesi o la vibrazione dell’anima?
L’occhio ha bisogno di perdersi nei particolari e nel ritrovare quello che lo riconduce alla realtà in modo da poter riconoscere ciò che vede, una situazione che porta lo sguardo a stimolare il senso della visione.
L’anima, e le emozioni ad essa legata, insegnano invece a guardare, ad andare oltre il semplice meccanismo della visione per scoprire nuove percezioni che non si legano solo all’occhio, ma scavano più a fondo.
Non è una scelta facile e non ci sono trionfatori sul podio tra astratto e figurativo, pesano esattamente allo stesso modo, con la consapevolezza che si può amare un realista quanto un ideatore di idee e forme.
L’arte ha esattamente tutte quelle sfaccettature di cui abbiamo, forse, bisogno nella vita: si è costantemente alla ricerca di conferme rassicuranti come per il mondo figurativo, un po’ sopra le righe e ai limiti come nel mondo astratto.
Riusciremo a restare senza artisti dell’una o dell’altra fazione che hanno lasciato il segno nella storia dell’arte?
Come pensare ad un mondo figurativo senza citare Caravaggio, Tiziano, Giovanni Bellini, Leonardo Da Vinci, Michelangelo, Canaletto, Claude Monet, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir, Felice Casorati, Virgilio Guidi, Giorgio Morandi…
Oppure, come non far propri i capolavori di artisti quali Vasilij Kandinskij, Piet Mondrian, Paul Klee, Emilio Vedova, Afro Basaldella, Piero Dorazio, Giulio Turcato, Piero Manzoni, Enrico Castellani, Jackson Pollock, Franz Kline, Willem de Kooning, Hans Hartung…
Difficile capire dove porre l’ago della bilancia: vuoi più bene alla mamma o al papà? Ami più l’astratto o il figurativo?
Tutti e due! Risposta furba e abile per tergiversare una richiesta di risposta univoca?
No, niente scaltrezze e sotterfugi, poiché una sola risposta e un solo bene artistico non si ingabbiano e non esistono, entrambi, astratto e figurativo, danno spazio alla creatività, ambedue sono simbolo dell’umanità che si interroga, copia e indaga sia il mondo reale che il mondo surreale, creando così l’arte.