Pubblicato 27 maggio 2016 http://vecchiatoart.blogspot.it

È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito.
È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttare via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto.
Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza.
Per ogni fine c’è un nuovo inizio.”
(Il Piccolo Principe – Antoine De Saint-Exupéry)

Cosa vale davvero? Cosa dura nella vita e nella quotidiana ricerca di se stessi?
Cominciare una riflessione scritta con domande a cui di già non si saprà dare risposta, quindi con lo scritto che segue, è sicuramente un passo falso quando si pongono interrogativi ma non si ha, e non si avrà, riscontro su quello che si chiede.
Perché allora cominciare con una provocazione? Perché le sfide piacciono e ci si prova, si cerca di capire cosa ne salta fuori…
Tutto ha una scadenza, un inizio ed una fine, anche la stessa materia si trasforma in altro poi ma all’inizio tutto ha un suo percorso primario.
Il nuovo che diventa vecchio, il presente che diventa passato, l’attualità che diventa storia, tutto passa e tutto resta poi nella memoria.
Rimangono frammenti che si raccolgono in scrigni più o meno preziosi, cassetti dei sogni su cui vengono a riposare le cose vissute: una foto che ha fissato un momento, un oggetto che si lega al ricordo.
Si vive circondati da una realtà che è solo un’oggettività trasognata, un mondo metafisico o surreale dove planano le sensazioni e le emozioni che si legano una volta per tutte con quello che si è vissuto e siamo stati.
Il corollario si riempie di persone che circondano il nostro lungo viaggio, alcune restano per sempre, altre se ne vanno, altre vorremmo che se ne andassero ma restano, altre ancora vorremmo restassero ma se ne vanno…
Si respira la nostalgia soffusa come se fosse un batuffolo di zucchero filato, leggero, appiccicoso e dolce ma quasi impalpabile, ci si estranea a pensare a quel luogo, a quel momento particolare, a quella persona.
Tutto torna e ci si chiede allora, alla fine del conto che ci si presenta, che cosa vale veramente e che cosa dura nella vita.
Se tutto passa e non ritorna allora a che serve fare progetti e pensare, agire, lottare e voler conquistare un proprio posto nel mondo? Serve forse a far capire che ogni tassello collocato ha un suo motivo specifico, anche se le difficoltà non sono così appianate e semplici da affrontare.
Perché l’arte è bella? Perché la si ricerca? Perché esprime un momento preciso di cosa si vuole e di cosa si è come essere umani. Oppure, perché si abbisogna di uno spazio preciso dove dare senso alla vita che in definitiva tanto bella non è. Si, la vita non è bella se è fatta di propositi, ansie, intenzioni e scopi, se la quotidianità ci rende schiavi del processo economico e sociale, se al tempo si toglie tempo, se alle persone si sostituiscono le macchine, se alle emozioni si lascia meno spazio, allora che vita è?
Non ci si accorge davvero di chi ha creato, disegnato, dipinto o scolpito un materiale che è diventato oggetto prima e opera d’arte poi mettendo in scena l’accaduto del tempo, fermando quell’istante e relegando alla storia e al tempo successivo l’analisi di quello che l’artista ha prodotto, non pensando di certo che quanto si stava creando prima o poi sarebbe finito.
Ok, bello, ma tanto il tempo consumerà la tela, distruggerà la pietra, rovinerà i colori”, vero, tutto vero, ma creare con la paura di non vedere il futuro? Consapevoli che nulla è eterno? Va bene, vale anche per la quotidianità delle parole che si dicono e delle passioni che si provano: “Tanto, l’amore non dura”, probabile affermazione detta da chi ha amato troppo oppure non ha amato abbastanza o non lo è stato. Trincerarsi dietro il “tanto a che serve?” non risolve le cose, accentua il fatto che ci si chiude e non si lascia entrare altri nella propria vita perdendo il gusto dei giorni e le occasioni dei momenti.
Se Pablo Picasso si fosse arreso davanti alle critiche de “Les Demoiselles d’Avignon” non avrebbe cambiato la storia dell’arte, se René Magritte non si fosse messo a dipingere i suoi sogni non avremo avuto il Surrealismo, se Andy Warhol non avesse immortalato una bottiglia di Coca Cola non ci sarebbe stata la Pop Art, se i muri non fossero stati graffiati non si parlerebbe oggi di Street Art, la storia non si fa con i “se” e con i “ma” cosa sarebbe rimasto poi?
Tanta arte a che serve? Tanto non dura no? Anche l’amore non dura sia esso per un oggetto, per momento o per una persona, ma se non dura allora perché ricascarci e riprovare?
Perché non siamo uomini di poche speranze, ma uomini fatti di molte attese e sogni e ci crediamo: crediamo nelle cose che valgono, crediamo che un pittore che imbratta una tela alla fine esprimerà un capolavoro, crediamo che uno scultore quando plasma una forma la farà danzare davanti agli occhi, crediamo nel volerci innamorare ancora a tutti i costi e soprattutto crediamo che non è mai finita fino a che non arriva la parola FINE.