A Claudio Venturini,
per il coraggio e la forza di credere nell’Arte,
per la voglia di conoscenza e ricerca,
per l’Amicizia di una vita
“Non finiremo mai di cercare.
E la fine della nostra ricerca sarà l’arrivare al punto da cui siamo partiti
e il conoscere quel luogo per la prima volta.”
(Thomas Stearn Eliot)
Il ciclo di “Corto” è presente alla mostra “Forma Mentis” presso la Rinascente (Padova), fino al 17 aprile 2016, è possibile vedere dal vivo il percorso svolto da Manrico Baldo, alias Zero Mentale, dove, davanti alle opere dell’artista, l’osservatore è coinvolto per dare un nome alle proprie idee ed emozioni.
L’amico Claudio Venturini ha creduto nel progetto acquisendo la piena totalità di diritto del percorso per la sua collezione, coraggiosamente è stata espressa la piena libertà intellettiva svincolata da un figurativismo precedente a favore della disquisizione della ricerca dell’Io interiore.
Vernici, aerografo, stencil, spray, sono i segni che passano sui muri delle città e si trasferiscono sulle tele contemporanee, l’artista è figlio di un’arte sempre più urban life, il colore si fissa su un supporto di legno e vengono realizzate immagini sinuose e, successivamente, per mezzo di vernici che lucidano lo spazio e all’opera si aggiunge levigatezza e vibrazione quasi ad assumere l’aspetto di un’icona sacra.
L’idea dell’opera “Corto”, strutturata in quattro pannelli, nasce una notte d’estate, il 3 Luglio, a casa dell’amico Claudio Venturini, in completa libertà mentale, ascoltando i Tantra Transensuality.
La struttura della composizione nasce per l’esigenza di una ricerca legata all’IO, una forma trascendentale che passa da un universo terreno ad uno astratto in cui l’uomo che vive si nutre non solo dei prodotti della terra ma di una serie di emozioni e pulsioni che lo fanno ritrovare Uomo in mezzo agli uomini, con i suoi pregi e difetti, con le sue sensazioni legate ad un mondo in totale evoluzione e scoperta: chi siamo? Dove andiamo? Quale mondi ci aspettano?
“Corto” non pone risposte alle domande ma cerca di collocare, attraverso la simbologia di un punto iniziale e di uno finale, il percorso interiore che ogni essere umano è in grado di trasmettere ai suoi simili.
Spesso l’unione di più pensieri crea la forza di un’idea, il singolo da solo può generare molte riflessioni che si proiettano in altri suoi simili conducendo l’uomo verso l’energia e la potenza di un viaggio unico chiamato “vita”.
I pannelli di “Corto” sono quadrati, forme geometriche uniche e perfette, finestre verso altri mondi, una vita che si fa attraente e curiosa in cui la realizzazione si fa unica.
Il quadrato, simbolo della Terra, in opposizione al Cielo diventa l’antica metafora dell’Universo Creato e crea il senso della stabilità in cui ognuno si riconosce: è il mondo stabilizzato, la perfezione divina e la raffigurazione dello Spazio.
Una scelta accurata della figura geometrica che si inscrive in una sorta di icona sacra nei quattro pannelli del lavoro:
“Punto Rosso”
“L’uomo che guarda”
“Rivelazione”
“Alter ego”
“Punto Rosso”
Un quadrato nero dove pulsa un cerchio rosso è una finestra che attrae e si apre su una stanza buia, l’assenza della luce è È un viaggio imprevedibile e ignoto, un passaggio che si nutre di ricerca e speranza: punto di partenza, punto d’arrivo, viaggio dentro se stessi, “Non smettere mai di cercare il tuo punto rosso”.
Un quadrato, simbologia della perfezione e della Terra che si contrappone al cerchio, simbolo del Cielo, rappresenta l’idea della stabilità e della manifestazione del divino.
Il punto rosso, un simbolo pulsante sangue e vita, simboleggia la presa di coscienza di se stessi e si staglia dallo sfondo nero che tutto inghiotte e lascia trasparire la ricerca vitale simboleggiata dal piccolo cerchio rosso.
“L’uomo che guarda”
Uomini seduti su una sedia, fermi e distaccati dalla realtà che li circonda: metafora della staticità mentale di vite parallele che non si incroceranno mai.
È un uomo seduto sulle sue ferme posizioni e distaccato dalla realtà che lo circonda: una finestra è l’unico sguardo verso l’esterno, un televisore proietta mondi paralleli e falsati e creano alienazione. Completa la visione, la cornice di un quadro che racchiude un’altra persona che guarda un altro quadro, all’infinito.
L’uomo indossa un cappello, simbolo di protezione e di saggezza, una cupola protettiva e sacra per il protagonista: racchiude la sacralità di chi prega al suo interno, un passaggio verso il divino.
“Rivelazione”
L’uomo seduto e isolato impara a guardare per vedere e raccoglie il senso della sua attenzione rivedendosi nella sua intima realtà.
L’anima diventa la chiave di tutto: un uomo guarda e rivede il quadro con occhi diversi, non è più solo tra la gente, è vivo con sé stesso, concepisce la sua esistenza completamente in maniera diversa ed osserva ora un quadro rosso con al centro un punto nero.
Investito dalla sua ricerca, il punto nero di confusione e smarrimento viene perso a favore della sacralità iconica con cui si rimescola lo spirito e tutto si rivela.
“Alter ego”
Capitolo di chiusura del “cortometraggio di vita”, a differenza del primo “Punto rosso”, il quadrato si riempie di rosso e del nero rimane solo un piccolo punto al suo centro.
In perfetta simmetria con l’inizio di questo viaggio i due punti, rosso e nero, dialogano tra loro.
L’influenza del gioco di rimandi si pone nelle domande dell’uomo nel corso della sua vita: chi siamo? Dove andiamo? Da dove veniamo?
Il viaggio si compie e si ritorna ad un nuovo punto di partenza contrapponendo il primo pannello all’ultimo, un uroboro che si insegue all’infinito dove inizio e completamento coincidono.
Fino al prossimo gioco, fino a terminare il viaggio con la parola FINE.