Pubblicato il 24 febbraio 2016 in http://mattinopadova.gelocal.it
È stata inaugurata ieri sera presso lo Spazio Tindaci in via Dante, 17 a Padova la mostra dell’artista Tony Gallo “Welcome to my forest“. La presenza dell’artista e delle sue opere, supportate dalle parole scritte e dette da Diletta Biondani e Massimiliano Sabbion, hanno completato una serata patavina diversa da molte altre.
Questa che segue potrebbe essere una semplice recensione come tante ma in realtà tali righe vogliono essere il punto di partenza per una critica d’arte e una riflessione sul mondo contemporaneo.
Ciò che ha colpito maggiormente i presenti è stato quel clima di gioiosa festa fatto di colori e di forme che ha trascinato gli spettatori con semplicità e poesia. L’artista è riuscito a portare nelle sue tele i suoi personaggi: creature semplici dai tratti somatici abbozzati che sembrano usciti da un mondo surreale e poetico di cui il suo autore ne è il tramite.
Una magia che si è respirata a contatto con il vero “popolo internauta” che si è ritrovato tra gli spazi e le sale che ospitano questa magica foresta di creature, vi è stata una folla altrettanto colorata di giovani, nati sotto il segno dei social network, che si sono riconosciuti nelle opere dell’artista e hanno voluto esserci per testimoniare la loro presenza.
È una generazione, quella dei giovani di questi anni, che troppo spesso è posta sotto giudizio e accusa, si dice che manchino di valori, voglia di fare e di combattere, ma in verità ciò cui manca è un futuro o un lavoro che li faccia sentire parte di un mondo. Manca forse una serenità globale, ma ciò che non scarseggia invece è la volontà e voglia di emozionarsi, di vivere in un mondo in cui la poesia e il sogno sono ben vivi e presenti.
Questa nuova generazione riscopre l’arte e si rivede nella magia delle pennellate di Tony Gallo: si ritrovano, come in uno specchio, nelle foreste incantate e nelle creature antropomorfe che fissano lo spettatore curioso e, curiosi a loro volta, guardano di rimando.
Siamo forse i partecipanti ad un gioco fatato e vivo in cui ci si perde nella quiete di una folla silenziosa popolata di esseri solitari, di casette degli uccelli, di foglie, di alberi e di famiglie felici con i loro cuccioli rivestiti di pelliccia? Forse si.
Le tecniche e i colori sono gli stessi delle bombolette spray e delle vernici e hanno l’odore che proviene dal mondo della street art, dove i muri della città sono la pelle degli edifici, tatuaggi indelebili che fanno parte del quotidiano e frammento della storia di ognuno, parte di una magia, parte di un sogno e di una poesia che non si è sopita ma è un universo in crescita.