Pubblicato il 19 febbraio 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it
Cena tra amici con amici di amici, dove tutti mostrano il meglio di sé per impressionare gli altri: “Tu che lavoro fai?“…e qui parte tutta la serie di lavori appellati con nomi inglese perché fa figo e nasconde l’imbarazzo di apparire poco originali: “Io sono…Account Executive…Digital strategy…Planner Brand…Manager Buyer…Web Content Curator…Marketing Manager…Merchandising Manager…Project Manager… Fashion Designer“.
Una marea di nomi e di professioni che nascondono anche la semplicità di ruoli creati ad ok, mi chiedo che gente frequento, e poi quando tocca a me? Che dico? Art Curator? Blogger Art? Historical And Contemporary Art Critic?
Qualunque sia la risposta appena si associa la parola ARTE a CONTEMPORANEA di sicuro uno dei vari pseudo manager-coso dirà “Ah “arte”…bella…ma io non ci capisco niente di arte! È arte quella di uno che corre nudo e sbatte addosso una tela di colore?“, forse qualcuno lo ha fatto penso io ma chissà chi è e dove lo ha visto colui che m i parla, e io in quel momento desidero che arrivi il caffè, l’ammazza caffè, l’amaro e i saluti finali: ora l’attenzione si sposta sul sottoscritto. Io, che volevo tanto capire che cacchio è Account Digital Manager Planner Brand Executive e pure Strategy…
Non è mia intenzione dare spiegazioni e cercare di far capire qualcosa o altro, dico semplicemente che spesso fermarsi e capire costa tempo e fatica e nell’era in cui basta un click per trovare le risposte (addio vecchie enciclopedie cartacee e biblioteche sulle quali passare le ore alla “ricerca di un termine perduto”). Provare a spiegare che lavoro fai e che cos’è l’arte contemporanea diventa difficile da condensare tra una portata e l’altra mentre sbricioli pacatamente il pane o giochi con la forchetta e parte in istantanea la gamba che nervosamente saltella sul posto.
Ridicolizzare il lavoro altrui sembra uno sport olimpionico quando ci si trova seduti con persone che sono amici di amici o gli stessi amici (appunto, ri-cito: ma che gente frequento?), la miglior difesa (quando non si conosce l’argomento) è l’attacco: “Se per esempio rovescio il vino sulla tovaglia questa è arte?” sorridendo isterico dico: “NO!…hai solo sporcato la tovaglia…” e di rimando. “Aaaah! Ma allora non ho fatto un’opera Cubista!“, e io sorrido sbriciolando il pane e facendo tremare la parte del tavolo con la mia gamba impazzita.
Ma mi verrebbe da rispondere: “No! Manager del Project Fashion o cosa sei, non hai fatto un’opera Cubista! Il Cubismo è nato nel 1909 come espressione della forma data da uno scomposizione di piani associata ad un primitivismo ricercato, l’arte negra, gli insegnamenti di Paul Cézanne a cui gli artisti si sono ispirati, Il pittore cubista cerca di rappresentare simultaneamente sulla tela diversi aspetti del medesimo oggetto, ovvero ciò che conosce dall’oggetto stesso, piuttosto che l’immagine che gli giunge attraverso l’organo visivo. Di conseguenza, nelle opere cubiste il soggetto è spezzato, analizzato e riassemblato in una forma che tende a ritrarre l’oggetto in un contesto più vario, raffigurandolo da più punti di vista. Quindi: se hai versato il vino sulla tovaglia ti sembra un’opera cubista?” invece continuo a muovere la gamba e a sbriciolare il pane in attesa che arrivi il caffè, e poi dicono che i carboidrati fanno male, invece aiutano!
Un argomento come un altro certo, ma tentare di spiegare e condensare in pochi minuti anni di storia dell’arte non è facile e si è liquidati con un veloce “Io di arte non ci capisco niente…”, già, me ne sono accorto.
Il fatto è che non è vero che NESSUNO ci capisce poco di arte, il fatto risiede dal rifiuto spesse volte della propria storia contemporanea per poca conoscenza o perché argomenti troppi vicini a noi da essere ancora storicizzati e capiti. È più facile sentire dire “Quanto mi sarebbe piaciuto vivere ai tempi di Maria Antonietta…”, certo, perché è travalicato il fascino di un mondo ricco di piume e merletti, romanticamente fatto di cose roccocò e delicate e una volta passati i secoli l’aulico periodo della Rivoluzione Francese, filtrato da film, libri e manga giapponesi è entrato nella nostra storia contemporanea. Ma siete sicuri di voler vivere in un’epoca in cui le teste saltavano con un solo sospetto? Tra pidocchi e malattie veneree? Tra discariche a cielo aperto? Con la pellagra o la gotta per una dieta non certo bilanciata? Con problemi di trasporto e viabilità?
E che dire degli affascinanti Impressionisti? Bohemienne ubriachi d’assenzio e fumati di oppio con i loro atelier nelle soffitte fredde e umide causa di reumatismi precoci. Qualcuno ha aspettato la morte e il taglio di un orecchio per essere famoso poi, altri se la sono goduta.
“Io di arte non ci capisco niente…”, anche quando si pensa che Futurismo sia uguale ed associato al Fascismo, che la Pop Art sia Andy Warhol o che rovesciare, ovviamente, un bicchiere di vino su una tovaglia correndo nudo verso una tela di colore sia considerata una performance.
In questo caso si, non ci capisci niente di arte, l’arte è la testimone di un tempo cui passano le pagine di storia e rimangono gli oggetti, i quadri, le sculture, le architetture a testimonianza di un passaggio dell’uomo nel mondo.
Ecco, la gamba smette di saltellare, il pane è praticamente liofilizzato, il caffè arrivato! Grazie della cena e delle chiacchiere, alla prossima, quando con l’arte ci capiremo un pochino di più.