Pubblicato il 6 novembre 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it
Perché si conserva? Perché si catalogano le cose e gli oggetti più disparati? Perché poi si raccolgono ed espongono? Le molteplici “cause” di questa raccolta ossessiva – compulsiva delle più diverse forme che si rastrellano sotto un unico spazio chiamato museo sono diverse.
Conservare la memoria storica del passato, lasciare un segno presente di quello che vi è stato in precedenza, è una traccia di sé per le generazioni future, voglia di esporsi e mostrarsi, investire fondi e soldi pubblici in qualcosa che possa servire alla collettività col rischio che l’interesse (a volte) sia solo economico e politico e poco culturale e di conservazione.
Fonte di reddito per le città a volte finiscono nel mirino di qualche politico che vuole svendere le opere per colmare casse comunali, come nel caso del sindaco Luigi Brugnaro e la proposta di vendere la Giuddita II di Gustav Klimt conservata al Museo Ca’ Pesaro di Venezia.
Nel mondo sono nati disparati musei che diventano non solo contenitore delle più svariate forme di comunicazione e d’arte della storia dell’uomo, ma sono nello stesso tempo anche immagini della follia conservativa che contraddistingue l’essere umano.
Accanto ai musei classici che tutti conoscono quali i musei d’arte, della scienza, della musica e delle grandi arti, della scultura e della fotografia, si affiancano i musei storici fino ad arrivare ai musei che sorgono all’aperto, agli orti botanici e infine ai nuovi musei, quelli inesistenti e virtuali.
Nei decenni che si sono susseguiti, sono sbocciati i musei più strani e insoliti, si passa dai musei dedicati alle scarpe, al sesso, ai serial killer, alle figurine Panini, fino ai musei delle cere, della tortura, della pubblicità, delle farfalle, dei rubinetti, insomma, cose dell’altro mondo!…ah no, anche il museo dedicato agli alieni e agli altri mondi esiste… nulla che non si possa “museizzare”, fino al recente Museo della Merda, tra impianto ecologico, storico e artistico mette in scena l’ultimo prodotto umano e non arrivando a dedicare agli escrementi uno spazio intero a Piacenza.
Nel mondo contemporaneo il museo ne ha fatta di strada e da “semplice” mouseion, termine greco antico che stava ad indicare la casa delle Muse, figlie di Zeus e protettrici delle arti e delle scienze, patronate da Apollo, è diventato lo spazio per eccellenza per l’esibizione e l’esposizione di tutto ciò che l’uomo ha prodotto e che desidera ora più che mai conservare.
Spazi costruiti ex novo per contenere la memoria dell’uomo o riadattata menti di vecchie strutture architettoniche come palazzi, ville, fabbriche, ex stazioni ferroviarie come nel caso del Museo d’Orsay a Parigi o il Dia Art di Beacon un ex biscottificio.
In Italia gli esempi di spazi redatti da famosi archistar sono via via diventati il simbolo del nuovo che avanza per contenere un passato storico da presentare alle generazioni future: il MART a Rovereto su progetto di Mario Botta, il MAXXI di Roma sviluppato dall’architetto Zaha Hadid o la proliferazione nel mondo degli spazi museali ad opera del canadese Frank O. Gehry.
Il futuro sembra fatto per la conservazione, per racchiudere in ambiti confortevoli tutta l’arte e la creazione dell’uomo, per selezionare e assemblare le idee nate nel corso del tempo.
La creatività contemporanea è volta solo alla salvaguardia e protezione del passato? No, semplicemente l’uomo contemporaneo ha i mezzi per capire e per proteggere la propria umanità, anche se spesso valori, principi e ideologie sono calpestati e distrutte dall’ignoranza becera e insulsa di popolazioni e credi religiosi, come i recenti episodi dei guerriglieri dell’Isis che distruggono e cancellano la memoria dell’umanità assaltando a colpi di esplosivo e martello musei e monumenti del Medio Oriente.
Da un lato popoli e culture che vogliono eliminare la propria origine storica, dall’altro un mondo che meticolosamente costruisce e riunisce per non scordare chi è l’uomo e nel mezzo dei secoli e del marasma che oggi più che tutti i secoli passati, si sentono viva l’esigenza di perseverare e non scordare.
Una domanda provocatoria a conclusione di queste parole: ma tutti questi musei poi, chi li visita? Accumulare si, ma divulgare e far conoscere, storicizzare e dare visibilità è la funzione primaria, creare una scatola contenitiva con le più differenti formulazioni è facile, mantenerla e divulgarla è forse il vero compito che ci si aspetta e che ci aspetta.